La storia di Antonella
Antonella ha 58 anni, l’ho incontrata per caso, una sera durante una mini crociera tra Scilla e Bagnara.
È sorridente, gioiosa. Mi vede in difficoltà nel fare la fila, con il mio carrellino e fa notare alle persone davanti a me il problema, così tutti si spostano per farmi passare. Arrivati su, mi da il suo posto sulla nave… Si instaura immediatamente un feeling particolare.
La trovo subito entusiasmabile. Gioia allo stato puro. Eppure dietro quello sguardo si legge qualcosa di profondo.
Confidenze in mezzo al mare
Mentre siamo in mezzo al mare, mi racconta della sua malattia. Di ciò che le è accaduto qualche anno fa.Scopre la presenza di un male oscuro. Un tumore al seno che da 12 mm e diventato un 1 cm.A volte, mentre la ascoltavo e cercavo di” succhiare” ogni parola con avidità, mi mordevo la lingua, perché avrei voluto farle mille domande.
Non c’è un perché…
“Come l’hai scoperto? Cosa hai provato, pensato in quel momento? Qual è stata la tua più grande difficoltà? Cosa ti ha dato forza? Se incontrassi una persona nelle tue stesse condizioni, cosa le diresti? Che supporto pensi vorrebbe? Sei così gioiosa, positiva, come sei diventata entusiasmabile? Cosa vuoi dire a chi sta passando questo momento? Per fortuna mi sono trattenuta. A volte, rimanere in ascolto è la soluzione migliore per trovare le risposte a ciò che stiamo cercando. Infatti, Antonella entra nei dettagli di tutto ciò che l’è accaduto. La scoperta, la paura, la consapevolezza di un cammino non facile che avrebbe dovuto percorrere.
Una missione miracolosa
Antonella ha sempre fatto la volontaria per le persone disabili. Non un lavoro. Una vera e propria missione. L’attaccamento a questa “missione” la rende forte nell’affrontare il mostro che c’è dentro di lei. Sa quanto è importante la sua presenza per le persone che segue.
Se ne era accorta molto tempo prima che c’era qualcosa che non andava. Aveva sentito qualche strana sensazione. Come succede a tanti, spesso resistiamo più di quanto sarebbe necessario. Il corpo, però, quando non si sente ascoltato comincia a urlare. E così … Ecco comparire un dolore lancinante alla spalla, in una sera d’estate. Non può più aspettare. Deve assolutamente correre al pronto soccorso!
Quando le chiedo come sia stato, Antonella mi risponde: “Per quanto sia una cosa brutta. Una cosa che non vorresti mai che accada, a distanza di tempo, riguardandomi indietro, credo di non averla presa male”.Così, mi racconta anche della sua prima chemioterapia: “Entrare in una stanza piena di donne che erano nella mia stessa situazione mi ha fatto scattare la voglia di parlare, scherzare con ognuna di loro. Si è creata un’empatia che non riesco a spiegare a parole, eravamo lì tutte con la stessa croce e ci davamo forza a vicenda! Per me era diventato, così per magia, un salotto tra amiche. Eravamo noi stesse. Eravamo la nostra forza. Ci scambiavamo sorrisi a vicenda. E tutto ciò accadeva mentre la chemio andava nelle nostre vene, distruggendo capelli e sopracciglia!”
Il cambiamento e la tenacia
Antonella dimostra anche qui la sua forza. Infatti, continua il suo discorso dicendo: “L’aspetto fisico non conta. Il nostro essere donne non aveva niente a che vedere con l’aspetto fisico. La nostra forza interiore conta. Siamo guerriere sorridenti e sappiamo imparare da ciò che accade. Ti posso dire,” mentre parla mi guarda dritto negli occhi.“Mi sembra strano dirlo … Il male mi ha migliorata nel cuore. Mi sento in contatto con dolore. E questo aspetto mi ha cresciuta. Non l’ho fatto solo per me. La forza mi è venuta anche perché ho lottato per la mia famiglia”. Dice con un sorriso che sa di dolce e malinconico al contempo.Vicino a lei, infatti, c’è suo marito Saro.
Ascoltare il racconto di Antonella, sua moglie, l’ha sensibilmente commosso. Lascio che respiri, lo guardo in ascolto e con voce calma e dolce, mi permetto di chiedergli come l’ha fatto sentire rievocare l’intero percorso.
Saro si concentra, guarda Antonella con amore immenso. Parliamo di un sentimento duraturo. Un legame di 40 anni. Il loro rapporto è visibile e toccante.
Così, mi risponde con calma e dolcezza: “Ho avuto paura per lei, avrei voluto proteggerla da tutto questo. Sia lei sia le nostre figlie, Benedetta la maggiore e Marina la piccola di casa ormai ventenne. Un padre non vorrebbe mai che tutto ciò accadesse. La sofferenza insegna tanto ed è difficile da scordare. Lo dice la parola stessa “In – segna”. Lascia dei segni che ti rimangono addosso e ti fanno capire quanto contano per te le persone. Quanto contano i momenti insieme. I singoli attimi comuni.”
Parlare con Saro mi fa capire quanto davvero la famiglia possa diventare uno scudo protettivo, un’area protetta. Un marito e le due figlie capaci di stare intorno ad Antonella e alimentare la sua forza.
Antonella non ha ancora finito di combattere. Lo scudo le servirà ancora e la sua famiglia è pronta a lottare per lei. Oggi, infatti fa la pendolare tra Villa San Giovanni e Roma per curarsi. E contemporaneamente continua a contribuire alla sua comunità dando supporto alle persone disabili, facendo la volontaria nei viaggi a Lourdes. È lei che aiuta fisicamente gli altri, per ore, senza fermarsi. “Sul treno bianco non dormo mai”, dice. E siamo certi che sia vero. Ogni attimo, quando ti trovi vicino alla morte, diventa prezioso.
Proprio l’altro giorno, Antonella ha chiesto al suo oncologo di ritardare l’inizio del nuovo ciclo della chemioterapia. L’oncologo l’ha guardata stupita e lei l’ha guardato con un bel sorriso dicendo: “Voglio andare a Lourdes ad accompagnare le mie persone”.
Ci andrà tra pochi giorni insieme a suo marito sul treno bianco. Una missione è una missione e Antonella sa quanto sia importante la sua personale.
Il bene dell’essere Entusiasmabili
Nel raccontarvi questa storia, un po’ con le mie parole, un po’ con quelle di Antonella e Saro, vi sarete resi conto di quanto io consideri Antonella e la sua famiglia un esempio di “Entusiasmabilità”. Antonella lo è per definizione vista l’energia che mette in tutto. La sua family per come la supporta.
Il nostro portale cerca proprio storie come questa. Dense di emozioni. Storie che generino entusiasmo e voglia di riflettere e portare avanti le proprie missioni. L’entusiasmo di Antonella è contagioso e siamo felici di aver potuto raccontare la sua storia.
Anche se sembra un paradosso, le dobbiamo credere quando dice “La mia vita è diversa e migliorata dopo la malattia, ho cambiato prospettiva mi godo tutto, assaporo ogni attimo. Le azioni quotidiane che possono sembrare banali hanno un altro valore, è tutto di un altro colore, ha tutto una luce diversa.
Noi di Entusiasmabili le crediamo e saremo sempre felici poter raccontare la sua forza e diffondere la sua preziosa testimonianza